Di solito i figli non vedono l’ora di affrancarsi, di lasciare il nido famigliare per conquistare la propria autonomia. Per Tommaso, il quarantacinquenne protagonista de Il figlio recidivo, divertentissimo romanzo di Fabio Bartolomei, l’aspirazione è proprio contraria. Abbandonato da piccolo non ha mai avuto due veri, imperfetti e assillanti genitori che si occupassero di lui. Crescendo non è mai riuscito a colmare questo vuoto, la mancanza di affetto ha continuato a farsi sentire. E per placare il disagio, da adulto la ricerca di genitori diventa spasmodica e seriale. Una vera e propria ossessione.
Bartolomei, in questo romanzo che è ultima puntata della sua Quadrilogia della famiglia esplora la psicologia del suo personaggio in maniera coinvolgente e ironica, raccontando di un Tommaso che cerca di infilarsi, più o meno subdolamente, nella vita di tutti gli anziani che incontra. Di rendersi prima simpatico, poi disponibile e infine indispensabile. Sceglie persone di una certa fascia di età perchè sono quelli che, realisticamente secondo l’anagrafe, avrebbero potuto metterlo al mondo e poi oramai sono anche i più ammacccati dagli anni e bisognosi di compagnia.
Quindi che male c’è a fingersi figlio? In teoria nulla, combattere due solitudini è un commovente atto di altruismo, peccato che non tutti credono che Tommaso sia un’anima pura e non uno specialista in circonvenzione di incapaci. Vuole truffare o cerca solo affetto e attenzioni?
L’autore ha un grande talento nel descrivere emozioni e sentimenti, anche quelli più bizzarri e in questa trama è riuscito a imporre leggerezza e poesia. Tra situazioni surreali e scene di routine quotidiana la storia del figlio recidivo diverte e intriga fino all’ultima pagina.