Sylvia Plath in salsa pop

Una casalinga disperata sui generis: Sylvia Plath nell’ultimo anno di vita si era trasferita nella campagna inglese di Devon con il progetto di ristrutturare un’antica canonica per trasformarla nella casa dei sogni per la sua giovane famiglia. Ma lo stress della doppia maternità, la solitudine forzata (il marito Ted Hughes era spesso a Londra) e la difficoltà di conciliare la scrittura con gli impellenti doveri domestici l’hanno prostrata. E non è finita bene.

Euforia è la cronaca di questo periodo, in cui la poetessa è raccontata nella sua sfera più personale e vulnerabile. Sentiva l’obbligo di essere una moglie e madre perfetta. Aveva paura di peccare di inadeguatezza e nello stesso tempo era tormentata dalla frustrazione di non riuscire, soprattutto per mancanza di tempo e per stanchezza, a scrivere ed esprimere la propria creatività.

Ted Hughes e Sylvia Plath

L’autrice, la svedese Elin Cullhead, ha compiuto un minuzioso lavoro di ricerca sui diari e lettere della Plath per arrivare a immedesimarsi nelle psicologia della sua protagonista e riuscire così a raccontarla scrivendo in prima persona. E per farlo ha scelto un tono volutamente pop che riesce a essere plausibile anche nella drammaticità della trama. I dialoghi sono fulminanti, le descrizioni vivide e realistiche. Come una giovane donna qualsiasi, vediamo Sylvia preoccuparsi di cosa indossa, annotare frivolezze alla moda (anni prima aveva lavorato in una rivista femminile), cercare di non essere troppo scarsa in cucina e non far morire le piante del giardino.

Innamorata e gelosa del marito, lo vede desiderabile come un sex symbol mentre si sente sciatta, vittima delle infantili tirannie dei bambini e dalla monotonia delle corvée casalinghe.

Ted Hughes è un poeta ammirato e invitato nei migliori circoli letterari londinesi, mentre lei si ritrova inchiodata ai doveri di famiglia. I sospetti di un tradimento purtroppo si avverano e Sylvia viene lasciata. Proprio nel momento dell’abbandono la Plath reagisce con un’inaspettata euforia: il dolore si incanala in un eccesso di creatività. Non ha più Ted ma l’arte la infiamma.

Il valore di questo romanzo intrigante come un’ottima fiction, anche se purtroppo tutti conoscono l’epilogo, sta soprattutto nella revisione coinvolgente e contemporanea della figura di Sylvia Plath.

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